Nel 1917, con il patrocinio di Arturo Toscanini, fu promossa tra i bambini di Milano una gara di beneficenza a favore degli orfani di guerra e della “Pro Esercito”. I vincitori avrebbero avuto in dono il loro ritratto, opera di noti e meno noti artisti. Nel giugno-luglio 1918 si apriva alla Galleria Pesaro l’esposizione dei 57 ritratti, a pittura e scultura. Tra questi era la testa del piccolo Solari, opera di Wildt ( U.Bernasconi, La mostra del salvadanaio, in Cronache, “Emporium”, luglio 1918, pp.44-45). Questa prima versione in marmo aveva una base a campana in bronzo con il nome del bambino, Augusto Solari, inciso a caratteri maiuscoli sulla prima modanatura in alto, sotto il collo, che fuoriesce di poco più di un millimetro ai lati. Lo vediamo nella fotografia di Emilio Sommariva pubblicata per la prima volta su “Emporium” (1918, cit.) e poi sempre nella letteratura fino alla raccolta monografica di tavole (Wildt, Bestetti e Tumminelli, Milano-Roma 1926, tav.27. )Questa prima versione con base in bronzo è attualmente dispersa o distrutta.
Nel 1922 Wildt ebbe una mostra antologica personale alla XXIII Biennale di Venezia dove ottenne il prestigioso Premio Città di Venezia. Tra le 60 opere esposte compariva anche l‘’Augusto Solari nella seconda definitiva versione con la testa e la base a corpo unico in marmo (l’opera è visibile nella Foto Giacomelli della sala 19 nel padiglione ai Giardini). Molto apprezzato dal pubblico e dalla critica il ritratto di Augusto Solari (in catalogo n.10 Bimbo Solari) ebbe l’onore dell’acquisto da parte della Casa Reale (ora a Pisa, Museo Nazionale di Palazzo Reale). Riteniamo che fu in questa occasione che Wildt fece dono di due esemplari ai figli: uno ad Artemia sposata a Giovanni Scheiwiller e uno a Francesco, collaboratore del padre e scultore, sposato in seconde nozze con Adelina Botta. È quest’ultimo il nostro esemplare poi trasmesso agli eredi di Adelina. I due esemplari si distinguono facilmente perché quello già Artemia Scheiwiller (poi Mia Scheiwiller Schubert ed eredi) ha il ricciolo in alto, a sinistra della fronte, parzialmente rotto. Probabilmente allo stesso periodo della Biennale, o al 1925 quando l'opera comparve all’Expo di Parigi, risale l'esemplare acquistato da Ulrico Hoepli, nella cui famosa libreria era imprescindibile dirigente Giovanni Scheiwiller.
Nel catalogo della mostra Anima mundi. I marmi di Adolfo Wildt, a cura di A.Abadal e R.Montrasio (Museo civico Floriano Bodini, Gemonio, 15 luglio 28 ottobre 2007) Silvana editoriale - MontrasioArte 2007, n.7 p.92, è pubblicato un altro esemplare in collezione privata, Como, visibilmente lesionato sul naso e mancante del ricciolo a sinistra.
Questo marmo è opera originale documentata di Wildt, da lui personalmente polita.
- Paola Mola.